La tv a colori

Nel 1965 il Parlamento aveva deciso di rinviare al 1970 l’introduzione delle trasmissioni a colori benché già dal 1962 dal trasmettitore di monte Mario, nei pressi di Roma, si irradiavano i primi segnali televisivi sperimentali a colori con il sistema americano N.T.S.C. (National Television System Committee) e successivamente furono attrezzati studi di ripresa per trasmissioni policrome. Ma tale sistema dimostrò subito le sue limitazioni tecniche, uomini e cose che si muovevano sullo schermo non solo avevano colori decisamente irreali, ma in aggiunta, estremamente variabili. Un viso color ciclamino che diventava arancione e quindi violetto o verde era una cosa del tutto normale oltre a ciò una generale foschia avvolgeva continuamente lo schermo e rendeva la visione un compito faticosissimo, tant’è che il sistema venne ferocemente ribattezzato Never Twice the Same Color, cioè mai due volte lo stesso colore.

Nel 1966 a Roma furono organizzate, nell’ambito dell’incarico ricevuto dalle radiotelevisioni europee, una serie di dimostrazioni comparative con i sistemi N.T.S.C. americano del 1953, S.E.C.A.M. (Sequential Coleur a Memoire) francese del 1959 e P.A.L. (Phase Alternation Line) tedesco (Brevettato dalla TELEFUNKEN) del 1965; la commissione tecnica della R.A.I. concluse che il sistema tedesco era, tra i tre sistemi in competizione, il migliore: pertanto la delegazione italiana si presentò alla conferenza U.E.R. (Unione Europea di Radiodiffusione) di Oslo del 1966 con il mandato di esprimere la sue preferenze per il P.A.L., ciò fece scaturire le reazioni da parte dei sistemi esclusi innescando una lotta implacabile per “piazzare” ognuno il proprio sistema. Questo portò al naufragio dell’unificazione europea del sistema televisivo a colori. A tale proposito fu costituito in Francia un organismo chiamato INTERSECAM che aveva lo scopo di promuovere il sistema d’oltralpe in tutto il mondo. Da notare comunque che nel corso del 1969 quasi tutte le nazioni europee avevano introdotto il colore nelle loro trasmissioni televisive. La R.A.I., pur essendo già attrezzata per farlo, fu ostacolata dal Parlamento per ragioni di rigore economico, ed anche dall’industria automobilistica preoccupata che il nuovo consumo durevole (la TV a colori) costituisse una pericolosa alternativa all’acquisto della seconda macchina. L’Italia, come per tutte le grandi decisioni, si trovò ad essere oggetto di richieste contrastanti dopo che la commissione tecnica si era espressa in favore del P.A.L.. Il capo della Quinta Repubblica francese (padrino del S.E.C.A.M.) fece sapere, per interposta persona, che avrebbe ascoltato con orecchio benevolo le richieste di esportazione di prodotti agricoli italiani se si fosse optato per il S.E.C.A.M.. La R.A.I. e l’Istituto Superiore delle PP.TT., per accontentare le istanze francesi, condussero un supplemento d’indagine che scatenò invece un gioco al rialzo fra Germania e Francia soprattutto sul piano politico-industriale. Il successore di De Gaulle, Georges Pompidou, vedendo che il sistema S.E.C.A.M. in Italia stava perdendo terreno tirò fuori dalla manica l’asso del ristorno dello 0,60% sullo 0.75% che si sarebbe dovuto pagare sugli utili per usufruire del brevetto S.E.C.A.M.. Per accontentare le parti contendenti si finì per adottare una tipica decisione all’italiana: venne stabilito di trasmettere con entrambi i sistemi le Olimpiadi di Monaco del 1972. Questa soluzione ridette speranze ai francesi, ma fece saltare su tutte le furie i politici tedeschi che minacciarono di non concedere più il sollecitato prestito di due milioni di Dollari. Nonostante tutto la sera del 26 Agosto i cerchi iridati del vessillo olimpico apparvero sul video. Addirittura venne anche presa in considerazione, da parte del Governo italiano, chiamato a scegliere tra i francesi e i tedeschi optando salomonicamente per alcuni e furbescamente per altri l’adozione di entrambi i sistemi, accettando la formula del “bistandard” ma questa ipotesi si rivelò tecnicamente ed economicamente subito inattuabile per il fatto che avrebbe aumentato il costo degli impianti di teletrasmissione e dei TV color per non parlare delle polemiche che avrebbe innescato su quali programmi trasmettere in P.A.L. e quali in S.E.C.A.M. con tutte le dietrologie del caso.

Dopo questa parentesi ebbero luogo altre tergiversazioni anche se era ormai ben chiaro che il P.A.L. avesse vinto la “campagna d’Italia”, ma non fu detta l’ultima parola perché la INDESIT di Torino fece sapere di aver messo a punto, in collaborazione con la SEIMART, un proprio sistema, l’I.S.A. (Identificazione a Soppressione Alternata) Il Dottor Ballabeni della SEIMART dichiarò che era l’alternativa nazionale alle proposte straniere e che avrebbe risolto, sia l’annoso problema della scelta, sia il dovere di pagare le royalties dovute ai sistemi P.A.L. o S.E.C.A.M.. Ormai era troppo tardi anche se il nuovo sistema era tecnicamente migliore non lo era sotto il punto di vista politico-economico e perciò fu abbandonato. Finalmente si giunse a l’11 Agosto 1975 giorno in cui il Capo dello Stato emanò il Decreto Presidenziale N°452 con cui ufficializzava la scelta per il sistema tedesco e dava tempo un anno per l’inizio delle trasmissioni. Bisogna dire che la scelta del sistema P.A.L. arrecò un grosso danno all’industria dei costruttori di apparecchi televisivi in quanto l’Italia, se avesse scelto il S.E.CA.M., per la sua posizione geografica sarebbe diventato “molo centrale”, acquistando una importanza determinante riguardo ai trasmettitori. Di qui l’interesse francese affinché l’Italia adottasse, magari anche con una soluzione “bistandard”, il sistema S.E.C.A.M., la Francia sarebbe stata disposta a costruire,a proprie spese, un potente trasmettitore non solo in Corsica, ad uso dell’Italia centrale, ma anche in Sicilia, ad uso della costa nordafricana; conseguentemente, poiché i paesi tra i più grossi produttori di petrolio avevano adottato il sistema francese, i costruttori italiani di apparecchi televisivi con sistema S.E.C.A.M. avrebbero trovato nuovi sbocchi di mercato in cambio nientemeno di greggio; senza contare sull’influenza della scelta per altri paesi che si affacciavano sul Mediterraneo come la Spagna e la Grecia che aspettavano la decisione dell’Italia per orientarsi di conseguenza. La scelta del sistema tedesco condusse invece ad un lento ma inarrestabile processo di crisi dell’industria televisiva italiana che portò negli anni a seguire alla chiusura di numerose fabbriche produttrici di TV.


Le prove tecniche di trasmissione a colori

articolo di Sergio Mannu dal sito pagine70

Nell’agosto del 1975 la RAI incomincia finalmente le sue regolari prove tecniche di trasmissione a colori, con una speciale programmazione irradiata due volte al giorno nelle fasce orarie 10-11 e 15-16, sul Nazionale al mattino e sul Secondo Programma al pomeriggio, fino alla tarda estate del 1981. Quasi senza volerlo, le ” Prove tecniche di trasmissione ” sono diventate parte della storia della nostra televisione; sembra anzi incredibile che un tale programma, ideato per pure ragioni sperimentali e con quell’inquietante voce femminile fuori campo che ripeteva ad intervalli regolari ” Prove tecniche di trasmissione “, abbia potuto riscuotere un così grande successo, soprattutto presso chi allora era ragazzo. La struttura di queste prove era così articolata: dopo alcuni minuti di video a strisce colorate e di audio con il sibilo a frequenza costante, incominciava la prima parte, consistente in una sequenza di immagini statiche riesumate dalle prime prove effettuate ad inizio Decennio. Sulle calde note della “Sonata per archi n. 3 in Do maggiore” di Gioacchino Rossini, le immagini erano le seguenti:

– elegante ragazza bionda in una cucina anni ’60;

– bambino fra i giocattoli, con in testa un copricapo da pellerossa;

– fiori di anthurium, uno rosso e l’altro verde;

– signora dai capelli scuri intenta a truccarsi, con rossetto e spruzzatore del profumo in bella evidenza;

– ragazza con racchetta e pallina, viste attraverso la rete di un campo da tennis.

Spezzone dalle prove tecniche di trasmissione a colori della RAI. Courtesy of Luca Rea

Conclusa la prima parte, seguivano alcuni minuti del nuovo monoscopio a colori Philips PM5544, già in uso presso Tele Montecarlo che allora trasmetteva in SECAM. Incominciava così la seconda parte, costituita da una sequenza di filmati:

– signora che ritorna dalla spesa e prepara da mangiare, in una piacevole atmosfera casalinga accompagnata da una musica raffinata e distensiva;

– studio di pittori alle prese con varie tecniche: acquerello, olio, collage, carboncino ecc. Commento musicale d’eccezione: Adagio dal “Concerto in Re minore per oboe e orchestra op. 9 n. 2” di Tomaso Albinoni;

– rappresentante di stoffe che mostra a due bellissime ragazze, una dai lunghi capelli biondi, l’altra dai lineamenti orientali e con un’acconciatura a caschetto, un ricco campionario di scampoli in raso. Anche in questo caso, un commento musicale di rara bellezza: il “Notturno in Mi bemolle maggiore op. 9 n. 2” di Fryderyk Chopin (vedi foto qua sotto);

– la stessa ragazza orientale mentre passeggia in un giardino di Roma, ammirandone i policromi fiori. Colonna sonora, il commovente dialogo tra corno inglese e flauto traverso, tratto dall’Ouverture del “Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini;

– scena al giardino zoologico di Roma, sulle note dell’Ouverture de “La gazza ladra” di Gioacchino Rossini.

Dopo un altro breve intermezzo col monoscopio Philips, la terza parte concludeva le prove tecniche, ripetendo le stesse immagini della prima ma col sottofondo di trionfanti musiche del periodo barocco. Non furono pochi coloro che all’epoca seguivano quotidianamente le prove tecniche di trasmissione, arrivando in certi casi a vederle per ben due volte al giorno e registrandone su nastro la gradevolissima colonna sonora. Il desiderio sempre più forte del colore, il senso di un imminente futuro ad alta tecnologia, la bellezza della musiche, la delicatezza delle scene proposte, i particolari con maggiore effetto cromatico sapientemente evidenziati dalle riprese, il continuo esercizio della fantasia da parte dei numerosi spettatori che ancora possedevano il televisore in bianco e nero, possono spiegare perché queste prove tecniche risultassero tanto gradite.

Sulla scia di questo ottimismo, a partire dall’estate del 1976 la RAI incominciò ad irradiare numerosi programmi a colori: le Olimpiadi di Montreal e soprattutto “I quaderni neri del TG2”, primo programma RAI a ricevere l’autorizzazione ministeriale ad essere trasmesso “parzialmente a colori”, ossia con riprese a colori in studio e filmati storici in bianco e nero. Per tutta la durata del 1976 e parte dell’inizio del 1977, le annunciatrici ci dicevano che “…la RAI è stata autorizzata a trasmettere il programma anche a colori…” e non vi è dubbio che la cosa stuzzicasse alquanto la sensibilità, se non l’invidia, di chi ancora non era dotato di un televisore idoneo.

Finalmente, proprio nel periodo natalizio, l’allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni Vittorino Colombo comunicò al termine delle edizioni serali del TG1 e del TG2 che il 1977 avrebbe decretato la nascita ufficiale della televisione a colori in Italia, passo indispensabile per consentire alla RAI di stare allo stesso livello delle principali emittenti europee. Data stabilita: martedì 1° febbraio. Giunse il tanto atteso giorno, celebrato da Corrado nella sigla d’apertura di “Domenica In” e da quel momento la nostra televisione incominciò a svecchiare la sua immagine, introducendo via via la lieta nota del colore tanto atteso dopo le innumerevoli pastoie burocratiche del passato. Le gloriose sigle di inizio e fine trasmissioni, soppresse nel 1986, furono colorate in azzurro, così come il vecchio Segnale Orario delle ore 20. Anche le italiche vedute dell’Intervallo ricevettero una nota di vivo colore, prima di scomparire anch’esse nel cassetto dei ricordi. Il vecchio monoscopio RCA in bianco e nero sparì definitivamente e poco per volta il colore si estese anche alle pubblicità (dal gennaio 1978) e a tutti gli altri programmi, da quelli di intrattenimento agli sceneggiati, dall’attualità ai film. Grandi fruitori del colore furono naturalmente gli spettacoli di rivista e le trasmissioni sportive, come ad esempio “90° minuto” che andò in onda per lungo tempo parzialmente a colori a seconda che la sede RAI collegata fosse attrezzata adeguatamente oppure no.



Tutti i colori della Rai

BIBLIOGRAFIA
Massimo De Luca, Pino Frisoli, Sport in Tv. Storia e storie dalle origini a oggi, Rai Eri
Con programmi regolari. Parte da domani la tele a colori. Un massimo di 6 ore al giorno di trasmissioni, La Stampa, 31 gennaio 1977, pagina 6
Ernesto Baldo, Battesimo ufficiale del colore alla Tv per oltre un milione di telespettatori, La Stampa, 2 febbraio 1977, pagina 13
Sport e spettacoli a colori in Tv, Corriere d’Informazione, 1 febbraio 1977
L’1 febbraio 1977 la Rai inizia ufficialmente la programmazione televisiva colori, pagina 1
https://pinofrisoli.blogspot.com/2017/02/l1-febbraio-1977-la-rai-inizia.html